sabato 9 marzo 2002

Kenya 12 - Sviluppo


Il nostro impiegato Keter, ci aveva chiesto un paio di mesi fa un prestito, come anticipo sullo stipendio, perche’ in vista del suo matrimonio voleva iniziare un “business”: compravendita di piretro. Il piretro cresce molto bene sulle colline alte e piovose di Bomet, e piantarlo e’ considerato un buon investimento. I fiori si possono raccogliere ogni due settimane, e un chilo viene pagato 100/120 KSH, l’equivalente di 1,5 - 1 Euro.
Il fatto che sia considerato un buon investimento da la misura dell’economia delle zone rurali, dove una famiglia possiede in media un paio di acri di terra (considerate che I fiori di piretro sono simili ai fiori di camomilla).
Il commercio del piretro e’ nazionalizzato, e il prezzo e’ fissato dal Pyrethrum Board, una specie di banco del piretro. L’idea di Keter, come anche quella di un paio di gruppi di donne a cui abbiamo dato un prestito, era quella di comprare piretro dagli agricoltori e venderlo al Pyrethrum Board, come fanno molti.
Oggi chiacchierando abbiamo chiesto a Keter:
“Allora il tuo business col piretro?”
“ Ah, non l’ho mai iniziato”
“ E …come mai?” (visto che il prestito l’ha avuto! Non sara’ il solito fatalismo africano?)
“ Perche’ il prezzo del piretro e’ sceso a 4 Ksh al kilo”
“ Come 4…non era sui 100 Ksh????”
“ Si, quattro, l’ha deciso il governo”
Entro dicembre ci saranno le elezioni, e il governo ha bisogno dei soldi per la campagna elettorale, deve in qualche modo trovare I soldi, e li tira fuori dal piretro: questo e’ quello che pensa la gente.
Moi deprezza uno dei prodotti piu’importanti per I piccoi agricoltori delle zone rurali (l’80% della popolazione), anzi, piu’ che deprezzare, azzera il valore del piretro in Kenya. La stessa cosa e’ stata fatta negli ultimi anni col latte (fallita la KCC, azienda nazionalizzata per la raccolta del latte), col mais (fallito il NCPB), con lo zucchero, con Il cotone. Il Kenya produce da solo l’80% del piretro a livello mondiale, e la gente adesso sta sradicando ettari di piretro, come aveva fatto con la canna da zucchero, quando per anni l’industria nazionalizzata non ha pagato I contadini che portavano il proprio prodotto. L’allevamento di mucche da latte, anche a Bomet che sarebbe una zona ad altissimo potenziale, oramai e’ completamente ignorato. Il fluttuare del prezzo del mais, in assenza di un controllo statale, va da prezzi bassissimi nella stagione della raccolta, quando I contadini hanno esigenza di vendere, a prezzi proibitivi quando I contadini hanno venduto tutto e non hanno di che sfamare le proprie famiglie.
Il Kenya adesso importa zucchero (il Kenya!! Che era uno dei maggiori produttori), latte, cotone e anche energia elettrica, pur avendo un sistema di centrali idroelettriche che era fra I piu’ avanzati del Centr’Africa.
A me di criticare altri governi o popoli proprio non riesce adesso che abbiamo Berlusca: pero’ la caduta libera dell’Africa e’ spaventosa.

Il NCPB, il banco del grano, e’ fallito anni fa, per ruberie e corruzione, dopo anni che comprava mais dagli agricoltori senza pagarli. Quest’anno Moi ha deciso che bisogna riaprire I depositi: anche quello enorme di Bomet funziona. Grossi camion provenienti da varie parti del distretto hanno cominciato a portare I raccolti locali.
E’ stato dato l’ordine di riaprire I depositi, ma non ci sono soldi per pagare I contadini, che hanno ricominciato a vendere gratis il proprio mais al governo (il quale lo rivendera’ fra qualche mese agli stessi contadini a 1000 Ksh il sacco). Verrebbe spontaneo chiedersi: ma perche’ ci credono ancora? Perche’ portano il mais al governo?
Perche’ qui si parla di popolazioni analfabete sotto la soglia della poverta’, che fanno quello che I propri uomini politici dicono loro, che non hanno alternative possibili, che portano il mais gratis al governo, che sradicano il piretro e la canna da zucchero, che si mangiano le mucche da latte.

A volte io e Aldo ci arrabbiamo di fronte all’immobilismo africano, perche’ non e’ possibile l’aspirazione collettiva si limiti all’avere ugali e sukuma (polenta e coste lesse) pranzo e cena 365 giorni l’anno.
In altri momenti invece capisci che l’Africano e’ saggio. Ha centinaia di fallimenti sulle spalle, suoi, dei suoi famigliari, dei suoi amici, degli abitanti del villaggio, di tutti quelli che ci hano provato: sa che e’ piu’ saggio porsi mete minori, ugali e sucuma appunto.
Chi te lo fa fare di provarci, e provarci, quando sempre, e sempre e sempre il risultato e’ un fallimento?

Un piccolo esempio: Si mettono assieme 20 donne, frequentano I nostri corsi, capiscono cosa significa guadagno, costo, valutare un business piuttosto che un altro; si impegnano poi in un prestito di 50.000 KSH (735 Euro) da restituire in 6 mesi, convinte che finalmente ce la faranno, perche’ si metteranno nella compra-vendita piretro, e col piretro puoi avere un profitto di 20 Ksh ogni 100; cosi’ riesci tranquillamente a ripagare il prestito, e poi il gruppo ha il capitale, e finalmente col guadagno puo’ pensare a costruire tank per l’acqua, comprare una vitella per ogni membro, aiutare le donne a mettere in piedi chioschi o negozietti…e Il governo, senza un giorno di preavviso passa il prezzo da 120 a 4 Ksh al kilo. Piu’ saggio mirare a ugali e sukuma.

Lo stesso ci e’ successo con un gruppo di donne che si era messo nella compravendita mais: le donne hanno comprato il mais e lo hanno portato al NCPB. IL NCPB promette da mesi di pagarle, ma dei soldi neanche l’ombra.
L’Africa e’ depredata sistematicamente di tutto quello che possiede: da noi, e dai suoi governanti venduti, formati nelle scuole cattoliche del paese (che crescono la classe dirigente piu’ corrotta del mondo), comprati dal migliore offerente in ogni campo.

Cosa regge in Kenya, economicamente parlando? Te e floricultura. Due beni esclusivamente destinati all’esportazione, totalmente in mano a multinazionali straniere.
I braccianti delle serre di Naivasha sono migliaia di persone, l’economia di una regione si regge sulla floricoltura da esportazione. E i braccianti sono una delle classi sociali piu’ povere e a rischio malattie del paese.
10-12 ore di lavoro massacrante in gigantesche serre che per chilomerti ricoprono le rive del lago naivasha sono pagate 60 Ksh al giorno (0,8 Euro). Tra queste famiglie si stanno diffondendo tutte le malattie da malnutrizione, aumentoano le allergie, le malattie polmonari, e I fenomeni di cecita’, a causa dei forti pesticidi utilizzati nelle serre.
Lo stesso accade ai braccianti del te. Abbiamo molti orfani alla Casa di Laura figli di barccianti di te delle vicine e sterminate piantagioni di Kericho.
Ma quali alternative ci sono quaggiu’?

Anche la cooperazione e’ un bel giochino per noi ricchi. Un arma per mantenere I governi in stato di dipendenza; un modo per comprarsi regimi compiacenti che poi come contropartita svendono le ricchezze dello stato, oppure una vera e propria presa in giro.
Per esempio: all’ultimo G8 e’ stata deliberata l’istituzione del Global Fund for AIDS Malaria and Tubercolosis – tre flagelli molto gravi nel majority world.
Si tratta di 1.4 bilioni di dollari che gli stati “ricchi” hanno deciso di stanziare (l’italia concorre con 200 milioni di dollari) per “combattere seriamente queste pandemie apocalittiche”, ed e’ stato presentato dai mass media internazionali come un illuminata presa in carico del problema da parte della societa’ occidentale, che finalmente si mette d’accordo per correre in aiuto dei paesi piu’ poveri.
Mi sto occupando per lavoro di capire come funziona questo GFAMT.
A parte il fatto che la somma stanziata e’ ridicola (gli Usa per esempio stanziano la meta’ dell’Italia , e briciole rispetto alle cifre investite per finanziare e sostenere il regime demoniaco dei taliban fino all’altro ieri), la cosa piu’ grave e’ che il meccanismo di distribuzione prevede di passare per I governi dei vari paesi che presentino una richiesta.

Ora, come tutti sanno, se gli aiuti internazionali passano per I governi, alla gente dei soldi stanziati non arrivera’ neanche una lira. Qui in Kenya e’ gia’ chiaro a tutti, addetti ai lavori e gente comune. Nei 20 mesi che ho passato qui ho toccato con mano questo meccanismo diverse volte.

Esempio 1: il mega programma della banca mondiale per risanare gli slum di Nairobi (1 milione di persone gli abitanti): il governo ha incassato, ma dalle sue casse non e’ uscita una lira. Non solo, ma il governo Kenyano ha rifiutato due successivi progetti, dei Francesi e dei Giapponesi che prevedevano la stessa cosa (risanamento degli slum): sono un serbatoio troppo prezioso di miseria manipolabile.

Esempio 2: un altro programma della banca mondiale il “Training Voucher Program”, mirato a fornire a prezzo simbolico (circa 15 euro) formazione professionale specifica a chiunque lo richiedesse. Il prezzo proposto rappresentava un decimo del costo reale. Il governo del Kenya si e’ incaricato di raccogliere questo decimo, attraverso un meccanismo di agenzie locali che pubblicizzavano il programma, raccoglievano il contributo dell’aspirante artigiano ed avrebbero dovuto organizzare I corsi usufruendo degli ulteriori 9/10 forniti dalla BM.
Un agenzia del genere c’era anche a Bomet, e conoscevamo bene I losco figuro che ci lavorava. Neanche a dirlo che il governo non solo ha incassato I 9/10 dalla Banca Mondiale, ma si e’ fatto anche consegnare il decimo rimanente dalla povera gente che al programma aveva creduto. Cosi’ ci ha anche guadagnato. Il losco figuro, dopo mesi di raccolta contributi e’ semplicemente sparito.

Esempio 3: la Poverty Eradication Commission! Anche questa toccata con mano.
L’United Nations Development Program (UNDP) ha stanziato fondi cospicui (milioni di dollari) perche’ I governi, attraverso un meccanismo di commissioni decentrate nei vari distretti, valutassero quei progetti comunitari meritevoli, e li proponessero per il finanziamento. Cos'’e’successo? Queste commissioni, formate di furbacchioni a livello sia locale che centrale, invece di andare veramente da quei gruppi un minimo organizzati, si sono sguinzagliati nelle campagne, contattando I gruppi di donne piu’ semplici, quelli che puoi promettergli quello che vuoi, raccogliere la documentazione necessaria e poi sparire. La commissione e’ venuta anche a Bomet: 7 gruppi di donne che seguiamo hanno ricevuto la visita della commissione e sono stati approvati I finanziamenti richiesti. Molti erano stati assistiti da noi nella formulazione della proposta.
E’ da novembre che corriamo dietro al responsabile dell’esborso dei soldi: l’assegno e’ arrivato a Bomet, ma le donne non lo vedranno mai. Il tipo oramai non ci saluta neanche piu’; ci ha eccepito un sacco di intoppi formali (insensati); non riusciamo ad avere risposte noi che abbiamo una credibilita’ e I mezzi intellettuali e professionali per capire quando qualcuno ci sta prendendo in giro, figurarsi le povere donne di villaggio per le quali venire a Bomet e’ come andare a Los angeles.

Insomma; e’ ovvio che tutti lo sanno. Ma I grandi organismi internazionali continuano a canalizzare gli aiuti tramite I governi.
E adesso il Global Fund on AIDS: il Kenya sta pre presentasre una richiesta (corredata di fantastica proposata di progetto) per 35 milioni di dollari. Li avra’ o no?
In Kenya muoiono ogni giorno 700 persone di AIDS; le cure sulla base dei retrovirus non sono accessibili alla popolazione. Un preservativo costa 10 Ksh; a Bomet una prostituta costa massimo 50 Ksh. La paga giornaliera di un lavoratore non supera I 150 Ksh. Sul lago vittoria la percentuale di sieropositivi nella popolazione arriva oltre il 50%. Sul lago vittoria le donne si prostituiscono per due pesci; neanche I cilienti hanno I soldi per pagare, danno quello che pescano. E’ prostituzione per fame, figurarsi chi pensa a comprare un preservativo.

Li avra’ questi 35 milioni di dollari o no?
In Kenya siamo in campagna elettorale: ci saranno le elezioni entro fine anno. Non sto a spiegare tutta la situazione politica che e'’molto complessa. Ma tutti sanno che far arrivare questi 35 milioni di dollari quest’anno significa consegnarli direttamente a Moi per la campagna elettorale, e diciamo, come buon uscita per un dittatore che deve garantire a se e ai suoi immunita’ e rendite per il futuro.

Ma li avra’ o no?
Gli USA (che vedono il demonio di qua e di la a seconda di dove tira il puzzo di doldi) stanno finanziando l’opposizione qui in Kenya. Vogliono sbarazzarsi di Moi. Come pesera’ questa decisione sugli esborsi del Global Fund? Gia’ hanno bloccato quelli del Fondo Mondiale, da qualche anno, a scopo dimostrativo.
Adesso come agiranno? Vogliono mettere in pensione un vecchietto che se ne stia poi buono e tranquillo, o gia’ lo considerano irrilevante e quindi faranno arrivare questi aiuti l’anno prossimo, quando saranno incassati dal “nuovo che viene”?

(Piccola parentesi: il nuovo che viene e’ rappresentato qui da Niachae, il braccio destro di Moi per 20 anni, e Kones, il braccio sinistro per gli stessi 20 anni. Adesso stanno tentando di ammazzarsi a vicenda da un paio d’anni.
Kones tra parentesi era il nostro padrone di casa fino all’anno scorso, e’ di Bomet e fino a che non ci siamo sistemati la casa dove stiamo ora, eravamo suoi inquilini: era l’unico a Bomet oltre al prete ad avere il cesso con lo sciacquone, e a noi ci serviva!!!)

Insomma tutta una gran giostra.
Non era piu’ efficace stipulare un accordo globale per liberare I farmaci cura dell AIDS dai copiright e renderli fabbricabili a basso costo da tutti? Invece che lasciare il Sud Africa da solo a combattere questa battaglia?






Nessun commento: