lunedì 4 settembre 2000

KENYA 3 – Il progetto


Certo,

a volte arrabattarsi quotidianamente col colore giallo ocra dell'acqua che esce dal rubinetto (e che abbiamo un rubinetto!!), o con la luce solo qualche ora la sera, a giorni alterni, o con lo stato delle strade (15 km si fanno in non meno di un ora), puo' essere veramente scoraggiante, e mina lo spirito...ma quando poi sento dagli amici che ci sono venuti a trovaread agosto che in Italia si profila il 35esimo governo Andreotti...beh, allora io me ne vado canticchiando tutta contenta per i colli di Bomet, e sorrido al sole, alle capanne e alle mbuzi sante.

Poveri noi, e poveri tutti, non solo l'Africa!


Carissimi,

scusateci se e' molto che non ci facciamo sentire, va sempre tutto bene, ma agosto e' stato un mese molto intenso. Innanzitutto siamo finalmente nel pieno del lavoro; sono poi arrivati i rinforzi, cioe' diversi amici scaglionati lungo tutto il mese, che ci hanno sconsideratamente invaso casa e riempito ogni momento libero, nonche' il razionamento dell'elettricita' e' peggiorato. Come accennavo all'inizio, oramai la luce c'e' solo dopo le 19-20 di sera, e solo a giorni alterni, quindi anche scrivere col computer e' diventata un impresa. Anche perche' noi pensavamo di doverci portare chissa' quali optional per riempirci il tempo, fisarmonica, corsi di lingue, 80 chili di libri...ma la realta' e' che spesso alle 9 di sera siamo gia' crollati, e la stanchezza e il sonno risolvono tutti i problemi su come riempire il tempo. Non so, sara' ancora l'adattamento al clima (dopo tre mesi?), o forse e' l'adattamento al ciclo della natura (qui tutti vanno a letto presto), o forse e' il nostro fisico non selezionato a monte

dalla Madre Africa che non regge ai ritmi di qui, fatto sta che le serate sostanzialmente non esistono...e il lume delle candele e' molto romantico, ma concilia anche il sonno presto...


Cominciamo a capire dove siamo atterrati, e il lavoro e' iniziato a pieno regime. E' con estremo disappunto pero' che ho ritrovato qui la stessa situazione che ho vissuto a Bologna dopo le elezioni in comune, e cioe' un certo clima di epurazioni. L'uomo politico principale del distretto, nonche' Ministro dei Lavori Pubblici,(nonche' lo scoreggione dei precedenti letteroni, Mr. Kones) entrato in aperto contrasto con il Presidente Moi da oramai lungo tempo, e' stato alla fine forzatamente allontanato dal ministero, e al suo posto e' stato fatto ministro un altro uomo politico di Bomet, suo nemico giurato (Mr. Ruto). Risultato: epurazioni a tutti i livelli dell'amministrazione locale, proprio come a Bologna quando e' caduta la sinistra (ho sullo scaffale "La sconfitta inattesa", Baldini, Corbetta,Vassallo: ma gli amici non potevano invece portarmi del salame da Bologna!!???). Oltretutto e' stato proprio l'ex ministro a condurre tutte le pratiche perche' APS iniziasse il progetto a Bomet, e quindi il nuovo ministro cerca di osteggiarci in molti modi, perche' il buon successo del progetto ovviamente andrebbe a lustro del suo rivale. Insomma, tutto il mondo e' paese: all'inizio a noi sparivano le riunioni, i responsabili si davano malati, tutti ci tramavano alle spalle, venivamo a sapere le cose solo per vie traverse...Aldo era perplesso, abituato all'efficienza incorruttibile delle imprese del nord est, io invece mi sentivo proprio come a casa, quando stavo a Bologna sicura...


La cosa incredibile degli africani – per lo meno qui nella Regione dei Laghi – comunque e' la loro assoluta impenetrabilita': l'immagine che abbiamo dell'africano sorridente, allegro e giocherellone e' agli antipodi del loro vero modo di essere. Certo, e' la terra dei sorrisi e dell'ospitalita', ma dietro ai sorrisi non potrai mai dire cosa c'e', soprattutto quando si parla di rapporti umani o di lavoro. Non sai cosa pensa la gente, per cultura nessuno mai ti dira' una cosa spiacevole, ne ti dara' torto su qualcosa. Anche sulla grammatica della lingua swaili c'e' scritto che a ogni domanda si risponde in maniera affermativa, dando ragione all'interlocutore. Solo in un secondo momento si puo' esporre un pensiero contrario. (Es: sono assolutamente d’ accordo con quello che dici, e penso che si debba fare come dici tu. Pero' in questo caso forse potremmo fare invece in un altro modo). Il problema e' che di solito si fermano alla prima meta' della frase, e quindi poi rimani spiazzato quando fanno esattamente il contrario di quello che ti aspetti ("Banalmente: avete i chiodi da cemento? Si. Me ne da 20? Non posso, oggi sono finiti. Quando arrivano? Provi la settimana prossima". Quando questo dialogo si ripete per tre volte capisci che non hanno mai avuto chiodi da cemento nel negozio e non ne avranno mai. Oppure, mai suggerire la risposta nella domanda, errore madornale! Mai chiedere: "Il bus passa alle 2?" La risposta sara' invariabilmente solo e solamente si). Anche a livello umano sono controllatissimi: non mostrano mai le emozioni, le donne si coprono e ridono, ma non saprai mai se qualcuno e' arrabbiato con te, o cosa prova veramente.


Comunque, prese le misure sugli intrighi politici e sull'impenetrabilita' africana, il lavoro comincia a piacerci molto.

Il progetto consiste di due parti: la prima parte, quella su cui stiamo lavorando adesso, prevede il sostegno ai piccoli imprenditori dell'economia informale, il Jua Kali, letteralmente "in pieno sole", tutti quegli artigiani e venditori di strada che svolgono le loro piccole attivita' sotto il sole. E' poi un modo di dire, ma da l'idea del livello micro dell'economia cui ci si riferisce.

Il distretto di Bomet, per quanto non miserabile, e' molto arretrato sotto tutti gli aspetti, e l'artigianato e il commercio non sono da meno. La qualita' dei prodotti e' bassissima anche rispetto alla media nazionale, un

abisso incredibile rispetto a Nairobi, la varieta' assolutamente inesistente, la specializzazione assente. E' un economia molto povera di respiro locale.

Scopo del progetto e' di sostenere lo Jua Kali con diverse attivita': innanzitutto lo stimolo perche' gli artigiani si costituiscano in associazioni, come accade nel resto del paese, cosa che da il vantaggio di poter essere assistiti da enti e Ong, nonche' di avere una voce collettiva nei confronti del governo e delle industrie locali per ottenere commesse, sub contratti, o semplicemente vedersi assegnati spazi o valutare possibilità di evoluzione.

Una volta che si sono costituite le associazioni, i membri possono accedere a una serie di attivita' che stiamo organizzando, che ruotano tutte attorno alla formazione e al microcredito. Formazione professionale e gestionale, a livello molto elementare soprattutto la seconda: bisogna considerare che molti di questi jua kali per esempio hanno idee spesso vaghe di cosa sia la contabilita', di cosa significhi profitto, perdita, o risparmio e conseguentemente non riescono a far evolvere i propri affari. Alcuni sono analfabeti, soprattutto le donne, altri non hanno alcun tipo di formazione specifica. Noi organizziamo la formazione in questo senso, con metodologie molto interessanti e coinvolgenti, ovviamente adatte agli interlocutori, che stiamo imparando e che mi piacciono molto. Sono strumenti di lavoro perfezionati nel mondo degli operatori dello sviluppo, sui quali esiste una bibliografia molto interessante, e devo dire che ci sono organizzazioni locali molto professionali, che forse avrebbero molto da insegnare al nostro "sociale" in tema di efficacia, concretezza, e serieta'.


Quindi cominciamo a prenderci in carico i gruppi e a seguirli, in una serie di incontri in cui sviluppiamo con loro il lavoro di gruppo: vere e proprie ricerche di mercato (cosa c'e' nel distretto e cosa manca), studi di fattibilita' (quale delle idee proposte e' la migliore), fromazione vera e propria a seconda del livello, delle richieste e del contesto, per arrivare poi all'erogazione dei crediti. Lo schema del microcredito, che porteremo avanti agganciandoci ad una realta' nazionale molto quotata in Kenia (Kenya Rural Enterprise Programm), e' sostanzialmente quello utilizzato in tutto il mondo: si creano gruppi di credito, formati da 5 persone circa, tutte interessate allo stesso business, oppure ciascuno con la sua attivita', e il credito viene erogato al gruppo, ma su base individuale. Ogni individuo cioe' riceve la sua quota di credito, ma tutto il gruppo e' responsabile del ripagamento dello stesso. Dal momento che per queste fasce escluse dal credito bancario perche' troppo povere non e' pensabile richiedere garanzie patrimoniali di alcun tipo, l'unica garanzia e' data dalla pressione del gruppo, che esercita un controllo sociale e una forza di persuasione notevole: sai che se un membro del tuo gruppo non ripaga, neanche tu potrai ricevere il credito.

In questo modo la percentuale di rientro e' molto alta, e anche in Kenia ormai ci sono vere e proprie organizzazioni oramai profit, non piu' no profit, che si sono buttate nel microcredito, e che funzionano alla grande

(come la originaria Grameen in Bangladesh)


Questo il programma con lo Jua Kali. Per adesso siamo nella fase creazione dei gruppi: per questo tutti i giorni siamo in giro nel distretto, che non e' molto grande, ma viste le strade, spesso si tratta di un ora o due di

sterrato per raggiungere i vari paesini o villaggi, e li, Dio volendo (cioe' se non si sono scordati gli accordi presi o ci sono chissa' quali altri contrattempi)organizzaimo queste riunioni con tutti gli artigiani. Giriamo sempre con il District Applied Technology Officer, il nostro referente della pubblica amministrazione distrettuale, che, di nuovo, grazie a Dio, e' una persona molto in gamba (visti i livelli di corruzione e incapacita' nel sistema) e gli incontri sono sempre molto belli.

Partecipano le autorita' del luogo, e cioe' il chief del villaggio, il district Officer se ce n'e' uno, nonche' tutti i Jua Kali. Spesso sono incontri fatti sotto un albero, a volte anche con 50-80 persone, che durano una o due ore, e la gente non e' timida: ci sono sempre moltissime domande su tutto. A questo segue (o precede, a seconda), il giro con la visita di tutte le attivita' del villaggio (non meno di due ore, anche perche' c'e' sempre qualcuno che impazzisce, tipo il sarto che ci ha preso le misure per farci dei vestiti di gala -temo solo al pensiero-, o il gruppo di donne che produce marmellata e ci ha organizzato una degustazione in loco, o il notabile del luogo che vuole che prendiamo qualcosa da lui, o chi ci vuol far vedere il funzionamento della pompa per l'acqua che ha inventato e che funziona senza alcun tipo di combustibile -grande, questa la brevetteremo!!-). Il tutto si conclude, se non riusciamo a trovare qualche scusa plausibile, con un pranzo, a cui ci troviamo a dover partecipare con sorrisi abbastanza disperati: mbuzi, mbuzi e mbuzi, in posti dove spesso l'acqua e' solo (e drammaticamente) un optional.

Insomma, questi ritmi ormai li stiamo tenendo da tre settimane buone, e abbiamo trascinato con noi anche gli amici venuti dall'italia (mia sorella e svariati amici sconsiderati come noi). Alcuni giorni ci siamo trovati a vivere in 6 in una casa di 30 mt quadrati senz'acqua (perche' chi viene dal primo mondo non sa cosa significa razionamento e la spreca e finisce il tank senza accorgersene).

Nei weekend infine abbiamo organizzato una serie infinita di safari massacranti, cui si devono portare gli amici che fanno le vacanze in africa, perche' non sono contenti se vanno a casa senza avere visto la foresta, la savana, I leoni, gli elefanti, I ginodonti, I dinodraffi, gli ippopompami, I gheprofani e I bufadrilli. Per fortuna l'orso bianco ce

l'hanno abbuonato

Risultato: gli ultimi ospiti sono partiti stamattina, io sono atterrata da una tracheolaringite ammutolente (non ho piu' la voce e mi fa male tutta la gola), ma miracolosamente c'e' la luce. Allora ne ho approfittato: ho fatto la parmigiana di melanzane (il parmigiano quello ce l'hanno portato!), e mi sono messa al computer.


Sperando di non avervi tramortito con il nuovo letterone, vi abbraccio forte, e spero di sentirvi presto, io sono sempre molto felice di ricevere voci da lassu'!!


ciao,

Elena